Palazzo Augusti Arsilli_restauro - Mario Gentili Architetto

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Palazzo Augusti Arsilli_restauro

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TESTO CENNI STORICI
Palazzo Augusti Arsilli è frutto di un intervento di demolizione e ricostruzione di un precedente edificio danneggiato dal sisma che colpì Senigallia nel 1930.
La natura dell'edificio preesistente è ricostruibile con una certa precisione, sulla base delle mappe del Catasto Gregoriano e dello stesso Registro delle partite catastali relativo agli anni precedenti il terremoto.
L'edificio residenziale è definito fin dal 1836 come "casa di propria abitazione e con giardino" di proprietà della famiglia Arsilli; la mappa del Catasto Gregoriano mostra un edificio ad L, con il lato lungo sulla strada della Maddalena (oggi via Marchetti) e quello corto sulla strada della Piazza del Duomo.  La lunghezza del corpo di fabbrica sulla strada della Maddalena risulta dalla mappa più corto di quella attuale.
Nel 1880 il Registro delle partite riporta, alla particella catastale relativa alla "casa", l'indicazione di un numero di piani pari a 5 e di un numero di vani pari a 28.  Tale registrazione fa ipotizzare una sopraelevazione dell'edificio tra il 1836 ed il 1880. Questa fase della storia dell'edificio è ulteriormente documentata da una cartolina risalente al 1913, pubblicata nel libro "Senigallia com’eri. 1890-1930"; la foto, scattata dalla "Piazza Pia" volgendo le spalle alla Porta Maddalena, mostra un edificio di quattro piani fuori terra, molto sobrio e povero di elementi decorativi (non sono evidenti cornici o marcapiani).  Si intravedono delle prese di luce per il piano interrato sul lato verso la piazza Pia.
Dal Registro delle Partite del Catasto dei Fabbricati dell'epoca si e’ potuti risalire con precisione al periodo di costruzione dell'attuale fabbricato: il documento riporta infatti la seguente dicitura "Nuova costruzione iniziata il 19.6.1932 ed ultimata il 20 gennaio 1934"; la natura del fabbricato è così definita: "Casa di abitazione con serra ed autorimessa",  il numero dei piani, compreso l'interrato  è pari a 4, il numero dei vani 26.
L'osservazione dell'attuale edificio consente di formulare delle ipotesi credibili sulle modalità di ricostruzione dell'edificio residenziale.  In effetti, confrontando sulle mappe storiche gli ingombri dell'edificio ottocentesco e di quello attuale, si può notare la coincidenza tra i due, salvo il prolungamento del corpo di fabbrica sull'attuale via Marchetti.  Ci fa pensare che il nuovo edificio sia stato ricostruito sulle strutture interrate del fabbricato precedente, demolito per le parti fuori terra; per esigenze di spazio si è contestualmente aggiunto il corpo di fabbrica terminale ad un solo livello su via Marchetti, con copertura a terrazzo, tale da produrre un effetto di simmetria con il terrazzo che fa angolo con via Cavallotti. Il corpo di fabbrica aggiunto è privo di ambienti interrati abitabili (salvo uno stretto passaggio con pavimento in pendenza che costituisce l'accesso diretto all'interrato dall'esterno), ed ha una profondità di poco inferiore al fabbricato principale.
L'articolazione delle facciate risulta particolarmente curata, sia in termini di disegno che in termini di tecnologia usata.  Il piano terreno è caratterizzato da una zoccolatura e da una superficie a bugnato, presenti su tutti i lati del fabbricato; il piano primo è intonacato con cornici delle finestre decorate a motivi floreali; gli spigoli di fabbricato presentano paraste angolari con capitelli costituiti da coppie di elementi a mensola, gli stessi che si trovano ai lati delle finestre del sottotetto, sostegno del cornicione piano.
Un rilievo particolare è dato, al piano primo, alle tre finestre del corpo centrale che si aprono sul giardino, illuminando lo scalone interno; esse presentano un sopraluce centinato, e nel loro insieme richiamano il motivo di una loggia trifora.
Tutti gli elementi decorativi (cornici, marcapiani e bugnati, oltre alle balaustre dei terrazzi) sono realizzati con la stessa tecnologia, cioè con un calcestruzzo armato di cemento bianco e graniglia di marmo macinata.
Questo tipo di tecnologia, tipica degli anni in cui l'edificio fu ricostruito, era di fatto più frequentemente utilizzata per edifici pubblici (sedi di istituzioni, chiese - vedi la coeva chiesa senigalliese del "Portone"-, stazioni ferroviarie ecc.), normalmente arricchiti di partiti  decorativi  di  una  certa  importanza.  La  scelta  di  dotare un edificio residenziale monofamiliare, come quello oggetto di intervento, di un apparato decorativo di tutto rilievo, dimostra una volontà di dare al fabbricato un'importanza particolare, distinguendolo nel contesto degli edifici del tessuto storico settecentesco.
Purtroppo, proprio la scelta tecnologica della graniglia di cemento armata ha costituito il motivo principale del rapido degrado della "pelle" dell'edificio, a causa dell'ossidazione dell'armatura e degli ancoraggi metallici e della carbonatazione del cemento.

PROGETTO DI RESTAURO
Il progetto di Restauro delle facciate è impostato  su di un criterio per quanto possibile conservativo, nel rispetto delle peculiarità formali dell'edificio.
Attraverso l'osservazione e grazie ad alcuni sondaggi nello spessore delle murature, si è potuta individuare la sezione ricorrente nelle parti del paramento trattate a bugnato piano: il disegno delle bugne è realizzato nello spessore (2 / 3 cm) dello strato più esterno in calcestruzzo armato di cemento bianco e graniglia di marmo macinata.  Subito all'interno di tale spessore, e molto solidale con esso, si presenta uno strato (4 / 5 cm) di conglomerato cementizio realizzato con inerti (ghiaia) di maggiore diametro.
Alla distanza di circa 2 cm dalla superficie esterna, in pratica annegata tra la graniglia ed il cemento, corre l'armatura metallica del paramento, costituita da una maglia di ferri ortogonali, curvati in corrispondenza dei giunti tra le bugne.           
Sotto questo aspetto appare più chiara la modalità di realizzazione della zoccolatura in graniglia dell'altezza di circa 1.20 cm che corre attorno all'edificio: qui è più evidente la realizzazione di pannelli di graniglia armata fuori opera, ed il loro successivo aggancio al supporto interno in conglomerato cementizio, attraverso ganci metallici inseriti in anelli annegati nel supporto.
Si può realisticamente ipotizzare la presenza nell'impasto utilizzato di sabbia di origine marina, che può avere accelerato i fenomeno di ossidazione del ferro; certamente può avere influito l'esposizione, in particolare della facciata principale, ai venti provenienti dal mare; nel complesso, comunque, il degrado è stato abbastanza rapido, se si pensa che la muratura ha solo 80 anni.
In un certo senso, è stata proprio un eccessivo scrupolo riguardo alla stabilità e durevolezza dell'opera, che ha portato alla generalizzazione dell'uso dell'armatura metallica in tutti gli elementi in rilievo della facciata, ed al loro rapido degrado originato dalla sua ossidazione.
A dimostrazione di questo, si può evidenziare il modestissimo degrado subito dalle superfici intonacate del piano primo, che presentano solo limitati fenomeni di microfessurazione e distacco della tinta.
Descrivere la natura dell'intervento di restauro è concettualmente semplice, in quanto l'omogeneità del materiale su cui intervenire (il paramento in graniglia di marmo), utilizzato sia sulle superfici di bugnato che su tutti gli elementi decorativi, rende generalizzabile un intervento teso al consolidamento degli elementi recuperabili e alla sostituzione di quelli fortemente degradati.

Tale intervento, in linea generale, sarà articolato nelle seguenti fasi:

1. mappatura delle superfici
2. realizzazione di calchi
3. consolidamento delle parti ancora recuperabili
4. asportazione meccanica delle parti non più recuperabili
5. riporto a strati successivi di matta di cemento bianco e graniglia
6. trattamento consolidante e di protezione delle superfici  

RELAZIONE STORICA
Il fabbricato oggetto di risanamento conservativo è frutto di un intervento di demolizione e
ricostruzione di un precedente edificio danneggiato dal sisma che colpì Senigallia nel
1930.
L'edificio attuale è soggetto a tutela ai sensi della legge 1089/39; inoltre il fabbricato è
stato oggetto di censimento da parte della Soprintendenza per i beni architettonici a
seguito del sisma del 1997 - Prat. n.1879 - Cod. 1857.
La natura dell'edificio preesistente all'attuale è ricostruibile con una certa precisione,
sulla base delle mappe del Catasto Gregoriano e dello stesso Registro delle partite
catastali relativo agli anni precedenti il terremoto.
L'edificio residenziale è definito fin dal 1836 come "casa di propria abitazione e con
giardino" di proprietà della famiglia Arsilli; venivano denunciati 3 piani e 21 vani. La
mappa del Catasto Gregoriano mostra un edificio ad L, con il lato lungo sulla strada della
Maddalena (oggi via Marchetti) e quello corto sulla strada della Piazza del Duomo. La
lunghezza del corpo di fabbrica sulla strada della Maddalena risulta dalla mappa più
corto di quella attuale.
Nel 1880 il Registro delle partite riporta, alla particella catastale relativa alla "casa",
l'indicazione di un numero di piani pari a 5 (sott., terr., 1°,2°,3°) e di un numero di vani
pari a 28. Tale registrazione fa ipotizzare una sopraelevazione dell'edificio tra il 1836 ed
il 1880. Questa fase della storia dell'edificio è ulteriormente documentata da una cartolina
risalente al 1913, pubblicata nel libro "Senigallia com’eri. 1890-1930" (a cura di Renzo
Paci, Almerino Pierfederici e Marco Tomassini, Tecnostampa Editrice, Ostra Vetere
1984); la foto, scattata dalla "Piazza Pia" volgendo le spalle alla Porta Maddalena,
mostra un edificio di quattro piani fuori terra, molto sobrio e povero di elementi decorativi
(non sono evidenti cornici o marcapiani). Si intravedono delle prese di luce per il piano
interrato sul lato verso la piazza Pia.
Dal Registro delle Partite del Catasto dei Fabbricati dell'epoca si potuti risalire con
precisione al periodo di costruzione dell'attuale fabbrcato: il documento riporta infatti la
seguente dicitura "Nuova costruzione iniziata il 19.6.1932 ed ultimata il 20 gennaio
1934";
la natura del fabbricato è così definita: "Casa di abitazione con serra ed
autorimessa",
il numero dei piani, compreso l'interrato è pari a 4, il numero dei vani 26.
L'osservazione dell'attuale edificio consente di formulare delle ipotesi credibili sulle
modalità di ricostruzione dell'edificio residenziale. In effetti, confrontando sulle mappe
storiche gli ingombri dell'edificio ottocentesco e di quello attuale, si può notare la
coincidenza tra i due, salvo il prolungamento del corpo di fabbrica sull'attuale via
Marchetti. Ci fa pensare che il nuovo edificio sia stato ricostruito sulle strutture interrate
del fabbricato precedente, demolito per le parti fuori terra; per esigenze di spazio si è
contestualmente aggiunto il corpo di fabbrica terminale ad un solo livello su via Marchetti,
con copertura a terrazzo, tale da produrre un effetto di simmetria con il terrazzo che fa
angolo con via Cavallotti. Il corpo di fabbrica aggiunto è privo di ambienti interrati abitabili
(salvo uno stretto passaggio con pavimento in pendenza che costituisce l'accesso diretto
all'interrato dall'esterno), ed ha una profondità di poco inferiore al fabbricato principale.
Da un punto di vista volumetrico l'edificio presenta un corpo centrale di due piani più il
piano sottotetto con tetto a falde e manto in coppi, e due corpi laterali ad un solo livello
con copertura a terrazza.
L'articolazione delle facciate risulta particolarmente curata, sia in termini di disegno che
in termini di tecnologia usata. Il piano terreno è caratterizzato da una zoccolatura di circa
m. 1.20 e da una superficie a bugnato, presenti su tutti i lati del fabbricato; il piano primo
è intonacato con cornici delle finestre decorate a motivi floreali; gli spigoli di fabbricato
presentano paraste angolari con capitelli costituiti da coppie di elementi a mensola, gli
stessi che si trovano ai lati delle finestre del sottotetto, sostegno del cornicione piano.
Un rilievo particolare è dato, al piano primo, alle tre finestre del corpo centrale che si
aprono sul giardino, illuminando lo scalone interno; esse presentano un sopraluce
centinaio, e nel loro insieme richiamano il motivo di una loggia trifora.
Tutti gli elementi decorativi (cornici, marcapiani e bugnati, oltre alle balaustre dei terrazzi)
sono realizzati con la stessa tecnologia, cioè con un calcestruzzo armato di cemento
bianco e graniglia di marmo macinata.
Questo tipo di tecnologia, tipica degli anni in cui l'edificio fu ricostruito, era di fatto più
frequentemente utilizzata per edifici pubblici (sedi di istituzioni, chiese - vedi la coeva
chiesa senigalliese del "Portone"-, stazioni ferroviarie ecc.), normalmente arricchiti di
partiti decorativi di una certa importanza. La scelta di dotare un edificio residenziale
monofamiliare, come quello oggetto di intervento, di un apparato decorativo di tutto
rilievo, dimostra una volontà di dare al fabbricato un'importanza particolare,
distinguendolo nel contesto degli edifici del tessuto storico settecentesco.
Purtroppo, proprio la scelta tecnologica della graniglia di cemento armata ha costituito il
motivo principale del rapido degrado della "pelle" dell'edificio, a causa dell'ossidazione
dell'armatura e degli ancoraggi metallici e della carbonatazione del cemento.
Il particolare valore dell'edificio fa peraltro escludere l'ipotesi progettuale di un
intervento radicalmente sostitutivo
del paramento esterno in graniglia, con altro in
tutto simile al precedente, ma con materiale inossidabile.
Il progetto è impostato invece su di un criterio per quanto possibile conservativo, nel
rispetto delle peculiarità formali dell'edificio; il possibile degrado futuro andrà quindi
affrontato con periodiche manutenzioni.
Arch. Mario Gentili


ANALISI DELLO STATO DI FATTO

Analisi dello stato di fatto
Come evidenziato nella relazione storico-artstica, la scelta tecnologica calcestruzzo
armato di cemento bianco e graniglia di marmo macinata, estesa pressoché a tutto
l'apparato decorativo delle facciate dell'edificio, è stata la causa principale dell'attuale
stato di degrado, dovuto essenzialmente all'ossidazione dell'armatura e degli ancoraggi
metallici e della carbonatazione del cemento.
Attraverso l'osservazione e grazie ad alcuni sondaggi nello spessore delle murature (vedi
foto allegate), si è potuta individuare la sezione ricorrente nelle parti del paramento
trattate a bugnato piano: il disegno delle bugne è realizzato nello spessore (2:3 cm) dello
strato più esterno in calcestruzzo armato di cemento bianco e graniglia di marmo
macinata. Subito all'interno di tale spessore, e molto solidale con esso, si presenta uno
strato (4:5 cm) di conglomerato cementizio realizzato con inerti (ghiaia) di maggiore
diametro.
Alla distanza di circa 2 cm dalla superficie esterna, in pratica annegata tra la graniglia ed
il cemento, corre l'armatura metallica del paramento, costituita da una maglia di ferri
ortogonali, curvati in corrispondenza dei giunti tra le bugne.
Complessivamente i due strati costituiscono un sorta di controparete esterna, dello
spessore complessivo di 6:8 centimetri, separata dalla parete interna in muratura da una
camera d'aria di circa 6 cm. Solo attraverso le parziali demolizioni del paramento esterno
che si renderanno necessarie nel corso dei lavori di restauro si potranno ricostruire con
precisione le modalità di realizzazione della controparete, e del suo aggancio alla
struttura muraria interna, e si potrà stabilire se essa sia stata realizzata fuori opera e
successivamente agganciata, ovvero gettata in opera.
Sotto questo aspetto appare più chiara la modalità di realizzazione della zoccolatura ingraniglia dell'altezza di circa 1.20 cm che corre attorno all'edificio: qui è più evidente la realizzazione di pannelli di graniglia armata fuori opera, ed il loro successivo aggancio al supporto interno in conglomerato cementizio, attraverso ganci metallici inseriti in anelli annegati nel supporto. Ciò vale anche per le bugne piramidali delle paraste (angolari e non) che ripartiscono le facciate fino all'altezza del primo marcapiano; il distacco totale di alcune di queste bugne ha scoperto il supporto sul quale sono state agganciate dopo essere state realizzate fuori opera. Tutti gli elementi decorativi della facciata (cornici marcapiano, cornici e architravi di finestre, portali, fregi, balaustre) sono realizzate con graniglia di marmo bianco armata; tutti quindi sono stati colpiti dallo stesso tipo di degrado dovuto all'ossidazione del metallo, alla conseguente fessurazione e successivo distacco dello strato esterno copriferro. Si può realisticamente ipotizzare la presenza nell'impasto utilizzato di sabbia di origine marina, che può avere accelerato i fenomeno di ossidazione del ferro; certamente può avere influito l'esposizione, in particolare della facciata principale, ai venti provenienti dal mare; nel complesso, comunque, il degrado è stato abbastanza rapido, se si pensa che la muratura ha solo 70 anni. In un certo senso, è stata proprio un eccessivo scrupolo riguardo alla stabilità e durevolezza dell'opera, che ha portato alla generalizzazione dell'uso dell'armatura metallica in tutti gli elementi in rilievo della facciata, ed al loro rapido degrado originato dalla sua ossidazione. A dimostrazione di questo, si può evidenziare il modestissimo degrado subito dalle superfici intonacate del piano primo, che presentano solo limitati fenomeni di microfessurazione e distacco della tinta.

Infine altri elementi di degrado sono costituiti dalla presenza di infiltrazioni d'acqua
piovana dai terrazzi del piano primo, e dal forte degrado degli infissi esterni, per i quali,
salvo i 2 portoni principali (lati via Marchetti e giardino) ed i due portoncini minori (lati via
Marchetti e via Testaferrata), è da escludere la possibilità di un recupero.
Infine, alle finestre del piano terra sui due lati affacciati su strada, e alla portafinestra che
apre sul giardino, si sono aggiunti per motivi di sicurezza, in data non precisata, dei
cancelletti in ferro, oggi praticamente non più apribili a causa della loro ossidazione e
deformazione. Di questi ultimi si propone l’eliminazione, e la foro sostituzione con
inferriate identiche a quelle presenti sulle finestre che affacciano sul giardino; per la
portafinestra si propone la sostituzione con una cancellata dal disegno analogo alle
inferriate delle finestre.
L'ntervento d restauro conservatvo
Descrivere la natura dell'intervento di restauro è concettualmente semplice, in quanto
l'omogeneità del materiale su cui intervenire (il paramento in graniglia di marmo),
utilizzato sia sulle superfici di bugnato che su tutti gli elementi decorativi, rende
generalizzabile un intervento teso al consolidamento degli elementi recuperabili e alla
sostituzione di quelli fortemente degradati.
Tale intervento, in linea generale, sarà articolato nelle seguenti fasi:
1. mappatura delle superfici, mediante bussatura con appositi mazzuoli di gomma,

per delimitare al minimo indispensabile le parti da demolire e ricostruire;
2. la realizzazione di calchi dai quali ricavare la sagoma per gli stampi;
3. il consolidamento delle parti ancora recuperabili mediante applicazione a più
mani fino a completa saturazione di apposito consolidante previa accurata pulizia
delle superfici con idrolavaggi e se necessario impacchi chimici;

4. l'asportazione meccanica delle parti non più recuperabili fino a trovare una
superficie di attacco di idonea consistenza e comunque a scoprire se necessario il
ferro di armatura degradato da sostituire con altro di idonea sezione in acciaio inox
o in alternativa se non è possibile la sostituzione del ferro, il suo trattamento con
appositi prodotti convertitori che lo inibiscono all'ossidazione;

5. riporto a strati successivi di matta di cemento bianco e graniglia in tutto uguale
all'impasto originale con la sola aggiunta di resina aggrappante che ne migliora la
resistenza e la lavorabilità fino a ricostruire la superficie con le stesse modanature e
tipi di lavorazione delle parti residue originali;

6. trattamento consolidante e di protezione delle superfici con prodotti resinosi.
Se pure, concettualmente semplice, l'intervento presenta delle complessità realizzative,
che si potranno focalizzare ed affrontare solo nel corso dei lavori. Gli aspetti
potenzialmente problematici sono i seguenti:
1. la possibilità che la mappatura delle superfici tramite bussature e sondaggi riveli per il
paramento una entità di degrado più consistente di quella valutata in fase di rilievo e di progettazione; questa eventualità potrà essere affrontata valutando, nello specifico caso, l'opportunità di procedere sulla linea dell'integrazione delle parti irrecuperabili e del consolidamento di quelle ancora sane, ovvero sulla linea della sostituzione dell'intero elemento (bugna o cornice o altro elemento decorativo); 2. l'opportunità di realizzare gli elementi da sostituire fuori opera, mediante calchi, ovvero in opera, si potranno verificare in questo senso diverse opportunità, a seconda dell'entità dell'elemento da sostituire (un intero elemento,o parte di esso), e della sua natura: una realizzazione fuori opera sembra pi praticabile sugli elementi "isolabili", ad esempio sui pannelli della zoccolatura di 1.20 con cui l'edificio si "attacca a terra", sulle balaustre, sulle soglie di alcune finestre o sulle bugne piramidali delle paraste angolari; un rifacimento in opera potrà essere pi opportuno per le bugne piane, che costituiscono nel loro insieme una sorta di controparete, e non sono quindi facilmente separabili, o per alcuni tratti delle cornici che corrono lungo l'intero perimetro del fabbricato. In sede di progetto, è possibile tenere conto delle variabili sopra esposte configurando delle quote percentuali "prevedibili" di intervento (sia consolidativo che sostitutivo) pari al 20%, in aggiunta a quelle valutate sulla base rilievo e rappresentate nel progetto. Questo "margine di scurezza", soprattutto nella valutazione dei costi di intervento, potrà garantire il committente e l'impresa esecutrice da "sorprese", se non di minima entità. In ogni caso, è importante chiarire che il paramento oggetto di restauro, a causa della presenza generalizzata dell'armatura metallica, è destinato per sua natura a veder procedere il fenomeno di degrado che lo ha colpito fino ad oggi, e che ha reso indispensabile l'intervento; non è infatti possibile prevenire tale fenomeno per le parti oggi sane, se non scegliendo la via della integrale demolizione del paramento stesso, e la sua ricostruzione con l'utilizzo di acciaio inox.
Dato il carattere pregiato dell'edificio, non si ritiene tuttavia adeguato e giustificato un intervento drasticamente sostitutivo; è invece valutata come praticabile e opportuna la strada di interventi manutentivi periodici, con una cadenza decennale, a partire dal consistente intervento d restauro definito dal presente progetto. Per i due ampi terrazzi al piano primo è prevista la demolizione del pavimento e del relativo sottofondo, la realizzazione di una solettina armata, l'isolamento termico e l'impermeabilizzazione dell'intera superficie, ed infine la realizzazione di un pavimento galleggiante. Gli infissi in legno di finestre e porte-finestre, come già evidenziato, sono in generale fortemente degradati; si renderà quindi necessario un generalizzato intervento di sostituzione degli elementi non più recuperabili; ciò vale anche per le serrande avvolgibili in legno. Infine, per le superfici intonacate sia del piano terra che del piano primo, è prevista la verifica della stabilità dell'intonaco, il consolidamento di quello ancora recuperabile, e la rimozione ed il rifacimento con malte in tutto uguali alle originali delle parti non più recuperabili (valutate attorno al 15 % della intera superficie intonacata). E' poi prevista la tinteggiatura delle pareti a latte di calce (estesa anche agli elementi in graniglia, originariamente tinteggiati), colorato in modo da ottenere le stesse tonalità delle tinte originali.

Arch. Mario Gentili



 
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